giovedì 26 luglio 2012

Incomprensioni e il buio

La sera, davanti al secondo spermio, la reazione di mio marito è differente da quello che mi aspettavo. Io ho la frenesia che mi assale, la voglia di fare visite e capire il perchè, per avere uno scopo preciso, per dare un senso ad ogni brutto giorno che passa, una data fissata per una visita od un esame, una piccola isola precisa verso cui dirigermi per riposare e non affogare nel mare in tempesta che ho dentro... mi basta sapere che c'è, che è lì di fronte a me a pochi metri, per darmi la forza di proseguire una bracciata dopo l'altra, un giorno dopo l'altro. Invece lui non la pensa allo stesso modo di fronte a quella che forse è una piccola sconfitta, gli esami non sono migliori come credeva.
- Senti dall'andrologo vediamo, andrò più avanti, ora non posso prendere altri permessi a lavoro
- Ma come... proviamo a sentire, magari visitano la mattina presto, magari hanno una lunga coda d'attesa e prenotiamo almeno.
- No ho già deciso, aspettiamo il mese prossimo e poi vediamo
Mi trovo di fronte un muro... e vedo l'isola di fronte a me allontanarsi sempre più, fino a diventare un puntino lontano, fino a sparire dalla mia visuale. E io annego.


Il buio abissale di quei giorni è un periodo che non dimenticherò mai. Ora mi rendo conto che ero molto vicina al punto di non ritorno. Stavo male, male, e non avevo più la forza di resistere. Faticavo a mangiare, non ne avevo voglia. La sera aspettavo che mio marito si addormentasse per inondare il mio cuscino con la mia disperazione. I miei sogni erano prevalsi di incubi orribili, ma il risveglio, a differenza del solito, non era una consolazione. La realtà era altrettanto brutta.
Il sorriso che mi ha sempre accompagnato ogni giorno della mia vita, aveva probabilmente cambiato strada perchè io l'avevo perso. Forse aveva trovato un altro volto, un'altra anima meno distrutta della mia. Sta di fatto che quel gesto delle labbra così automatico e spontaneo che mi ha sempre contraddistinto, ora mi sembrava impossibile da compiere, un peso enorme mi paralizzava ogni muscolo. Il compagno delle mie notti erano gli attacchi di panico, mi risvegliavo dai miei sogni agitati con il cuore che pulsava impazzito, senza riuscire a ritrovare l'ossigeno, come se stessi affogando anche io, come aveva fatto la mia anima. Sotto i miei occhi si formarono due cuscinetti neri, il mio corpo dimagriva e tutti se ne accorgevano chiedendomi in continuazione se stavo bene. Mi stavo perdendo, e nei momenti di lucidità me ne accorgevo e mi rendevo conto che, forse, avevo bisogno di un aiuto per risalire, prima di venire inghiottita totalmente.
In questi anni ho passato dei periodi neri, ma ho sempre avuto la forza per tenermi a galla. Ho superato la separazione dei miei genitori pochi mesi prima del mio matrimonio, ho superato la successiva depressione di mia madre con la paura che non riuscisse ad uscirne, ho superato la perdita del lavoro di mio marito 4 giorni dopo aver firmato il compromesso per la casa dei nostri sogni e con le infinite spese delle nozze accatastati sul tavolo, ancora da saldare. Ho superato i mesi d'incognita, in cui non sapevamo cosa ne sarebbe stato di noi, senza soldi, senza lavoro, con i risparmi che stavano pian piano svanendo, mentre le spese per nozze e casa non erano nemmeno ancora cominciate. Ho superato le false illusioni di gente che faceva mille promesse al mio lui, ma il cui unico interesse era di soddisfare i propri bisogni temporanei. Ho superato le due settimane di ospedale e la terza settimana di convalescenza dopo che il mio corpo, nonostante la mia anima fosse ancora solida e resistente, aveva somatizzato tutto ed aveva ceduto sotto il peso dello stress e della tensione accumulata. Sono restata a galla nonostante tutto, orgogliosa di questo, perchè quello che mi teneva in piedi era la fede. Io sapevo, ne ero convinta, che ci fosse un Dio buono e giusto pronto a soccorrerci. Ero convinta fosse solo una fase che portava ad un cambiamento. Ed un cambiamento in meglio meritava un duro cammino. Ero convinta che avremmo visto la luce, una luce meravigliosa, alla fine di quel tunnel, che valeva ogni nostro sforzo. E poi c'era lui a camminare al mio fianco, a darmi la forza di andare avanti giorno dopo giorno, delusione dopo delusione. Lui, l'uomo che avevo scelto per la vita e che mai come allora ero convinta fosse proprio la mia perfetta anima gemella, che colmava i miei cedimenti come un pezzo di puzzle si incastra nel suo quadro. E poi c'era il nostro sogno, i figli che verranno. E, come mi aspettavo, quella luce di speranza era arrivata, proprio dopo l'ennesima delusione lavorativa, quando dal mio letto di ospedale avevo visto mio marito rispondere alla telefonata che avrebbe cambiato il corso delle cose: un lavoro serio, ben pagato e gratificante. Finalmente vedevamo l'uscita, finalmente Dio aveva trovato la strada migliore per noi, ora potevamo completare in sua grazia la nostra famiglia con i nostri figli e vivere un po' di meritata felicità. Ed invece era tutto un sogno... Proprio quando credevamo di aver raggiunto la cima di una montagna rocciosa e ripida, stremati e fradici di sudore e del sangue delle nostre mani consumate, sfiniti ma felici per aver finalmente trovato un lieto rifugio per riposarci dalle nostre fatiche godendoci il panorama, il paesaggio che ci siamo trovati di fronte era completamente diverso. Un muro di rocce dritto e imponente che si prolunga oltre il nostro campo visivo, di cui non vediamo il termine, di cui non sappiamo nemmeno se ci sia una fine oltre le nubi. E l'unico panorama che riusciamo a vedere intorno a noi, o forse che "vogliamo" vedere, sono le altre coppie in cima alle loro basse vette, contornati dai loro figli, felici e soddisfatte. E la mia fede crolla... dov'è quel Dio bravo e giusto ora? Forse ha sbagliato persone, non possiamo meritare tanto, cos'abbiamo mai fatto di male per meritarci tutto questo? Dio come puoi abbandonare quei figli che hanno sempre creduto in te e si sono messi come pecore del tuo gregge nelle tue mani, anche quando non riuscivano a capire gli ostacoli a cui li sottoponevi? Come puoi negarci l'unica felicità a cui abbiamo sempre ambito? Forse non esisti, forse sono solo un'illusa che cercava una via d'uscita, un appiglio, e ha trovate te. E ora mi sento sola, presa in giro, tradita, violata nei miei sogni e nelle mie speranze. Una mezza donna che non sarà mai madre.
E mentre la mia fede si sbriciolava e volava via come sabbia bagnata tra le mie mani, l'abisso mi inghiottiva sempre più, e io non avevo ne la forza ne la voglia di rialzarmi e ricominciare la salita.


1 commento:

  1. in questi giorni anche io mi domando Dio dove è, dorme o forse mi odia e si sta divertendo? non lo so credo solo che forse bisogna credere solo in noi stessi perchè la forza di andare avanti per questa strada la trovo solo dentro di me o negli occhi di mio marito!e se Dio non vuole darmi un figlio io me lo prendo da sola!

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