mercoledì 18 luglio 2012

I giorni più brutti

Dopo aver allagato il mio dolore nelle lacrime, quando i miei occhi avevano già consumato tutte le loro riserve, mi rialzai con decisione pronta ad intrapprendere la mia battaglia. Corsi a leggere quei termini che non capivo fino in fondo: oligospermia, teratospermia e astenospermia. Come immaginavo gli spermatozoi di mio marito erano pochi, lenti e quasi tutti malformati... niente di buono, poche speranze. Ma in fondo c'erano, e già per questo potevamo ritenerci fortunati. Meglio pochi che nulla, no? Alla fine ne basta solo uno, e sui vari forum ho letto di moltissimi miracoli, situazioni disperate che si sono risolte senza spiegazione. Continuavo a ripetermi questo nella testa, così che mi restasse impresso, così che io iniziassi a crederci davvero. Avevo bisogno di un appiglio, una speranza, per non precipitare nel vuoto che mi stava inghiottendo. Dopodichè cercai un forum di specialisti e scrissi tutti i valori dell'esame per un consulto, un aiuto, un consiglio... nel giro di poco 3 andrologi avevano già risposto alle mie domande. Esami non belli ma nemmeno così tragici, consigliavano un nuovo spermiogramma in un centro che rispettasse gli standard del who 2010 perchè quel referto usava riferimenti un po' datati. Ecco una speranza! forse mio marito aveva ragione, forse era agitato, il centro non troppo preciso e questa era la conseguenza. I valori non potevano ribaltarsi, questo lo sapevo, ma anche se dalla diagnosi fosse sparito un "grave" mi sarebbe bastato. Poi consigliavano di rivolgersi ad un buon andrologo per verificare qual'era la causa di questi valori. Passai il pomeriggio sul web a cercare cause e soluzioni per ogni problema andrologico che poteva dare questi risultati: tiroiditi, problemi ormonali, varicocele, infezioni, prostatiti,... se si fosse trattato di una di queste cose, una soluzione c'era. E questa era già un'altra speranza, perchè ero convinta che nel caso di problemi maschili l'unica soluzione fosse la pma.
Mi rinfrescai per accogliere mio marito nel migliore dei modi, non volevo che capisse quanto stavo male, non volevo che si sentisse in qualche modo in colpa. Ora dovevo essere io la roccia. Rinchiusi "il mio vuoto" in un cassettino dentro di me e nascosi bene la chiave. E lì doveva restare fino ai momenti di solitudine in cui potevo sfogarmi senza ferire nessuno.
Appena mio marito varcò la soglia gli saltai al collo con un sorriso. Lui mi guardò stranito
- mi stupisci, già t'immaginavo in lacrime
- ho già dato... ora stai tranquillo che una soluzione la troviamo, ho già scritto a dei medici...
Parlammo per un bel po' e mio marito non mostrò paura o preoccupazione. Ma lui è bravo a mascherare quello che prova, anche a me, ed è difficile leggergli dentro.
Il giorno dopo chiamai mia madre per dirle che non sarei andata a trovarla. Non ce l'avrei fatta, non potevo lasciare mio marito solo con i suoi fantasmi, e non sarei riuscita a mascherare l'uragano che avevo dentro. Sarebbe bastata una frase "come mai hai gli occhi gonfi?" oppure "come sei pallida" per farmi esplodere. E mia madre non sapeva nulla, nessuno sapeva nulla. L'unica che sapeva e che doveva sapere era la mia migliore amica di sempre. Con lei potevo sfogarmi sapendo che nessuno più di lei poteva essere discreta. Provai a parlare con mio marito chiedendo se non fosse il caso di informare i genitori ma lui non volle. Alla fine non sapevamo nemmeno contro cosa dovevamo combattere, inutile allarmare tutti. Avremmo superato tutto da soli.
La domenica, il giorno della festa della mamma, sarà un giorno che non dimenticherò mai. Scoprire che la via per diventare madri, quello che hai sempre sognato, per te sarà una strada in totale salita, e non è detto che ci riuscirai, è un macigno pesante da sopportare. E se ci aggiungiamo il ciclo e fiori e bigliettini ovunque con scritto "auguri mamma", "mamma sei la mia unica gioia", "grazie di avermi donato la vita"... bè, vi lascio immaginare. Avrei voluto chiudermi in casa e non vedere nessuno, ma non potevo, lo dovevo a mio marito. Passammo la giornata io e lui soli, in giro per il paese. E quando in un negozio lui vide un piccolo animaletto, non riuscii a convincerlo a non comprarlo.
- Farà compagnia al cane - insisteva
ma in fondo io sapevo la verità. Lui è sempre stato così, nei momenti più difficili lui affogava le sue preoccupazioni in un nuovo animale a cui prestare attenzioni e cure. E' stato così quando ha perso il lavoro, ed è stato così anche sta volta. Forse è il suo modo per non pensare e rivolgere le sue attenzioni ad altro.
Il giorno dopo chiamai la ginecologa per fissare una nuova visita. Lei era la mia speranza, la positività fatta donna e sapevo che mi avrebbe aiutato. Lo credevo...

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