martedì 17 luglio 2012

Arriva il tempo degli esami

Finalmente, se così si può dire, si avvicina il tempo dei controlli. All'undicesimo mese convinco mio marito ad andare a fare subito lo spermio, per non perdere altro tempo, così sarei andata dalla ginecologa con già gli esiti in mano. Mi informo e scopro che l'ospedale della mia città non è molto affidabile per questo tipo di esami. Quindi prendo le pagine gialle e chiamo tutti i centri privati della zona. Al quarto tentativo trovo quel che cerco. Prenoto per la settimana successiva e informo mio marito.
Con la data fissata inizio a essere pervasa da un senso d'inquietudine che si fa sempre più prepotente. Ho paura, ho il terrore che il risultato non sarà buono. E inizio ad autoconvincermi che sarà così, me lo sento. Faccio fatica a dormire, a mangiare, ho un peso opprimente al petto, sono paralizzata dall'ansia. La mattina dell'esame mio marito si alza presto e si avvia verso il centro. Dopo poco mi chiama dicendo che c'è una coda pazzesca e che se ne va perchè non poteva arrivare tardi a lavoro, avrebbe prenotato per un altro giorno e chiesto un permesso. Mi viene la tachicardia, non è possibile ci sia tanta coda, quanta gente potrà mai andare a fare uno spermiogramma in un giorno? Non possiamo rinviarlo, io già sto una pezza, non voglio prolungare il martirio, non ce la farei. Mi metto a chiamare il centro 3000 volte finchè non rispondono, gli spiego la situazione e mi dicono che probabilmente mio marito è nel piano sbagliato, che c'è solo lui e lo stanno aspettando. Richiamo mio marito che era già in macchina "TORNA INDIETRO!!!" attimi di panico totale... Alla fine riesce nel suo scopo, mi chiama dicendo che ha fatto l'esame però era in ansia e in imbarazzo e non voleva nemmeno consegnare il referto rimandando tutto ad un'altra volta. Ha dovuto passare con la provetta in mano in una sala d'aspetto piena di donne che lo fissavano, evviva la discrezione. Comunque andata, esiti dopo 7 giorni.
L'attesa è snervante, ogni volta che chiudo gli occhi vedo una scena come se l'avessi vissuta altre mille volte, nitida e reale. Io, con gli esiti in mano, in strada tra le lacrime piegata dal dolore.

E' difficile descrivere quei giorni... un attesa che potrebbe cambiare totalmente il corso del tuo prossimo futuro... in peggio. C'era qualcosa che non andava, me lo sentivo, lo sentivo dentro. Volevo stare sola, sola con mio marito, a godermi gli attimi di tranquillità e pace quotidiana, che sarebbero potuti essere sconvolti da un momento all'altro. Volevo sapere ma dall'altra non volevo sapere per paura che tutto sarebbe potuto cambiare. Le ore, i minuti non passavano mai ed io avrei voluto scappare da tutto, dai problemi, dai pensieri che mi affollavano la mente, dalla paura, dal dubbio. Volevo solo sapere che ero io il problema, che mio marito era sanissimo, forte e invincibile come l'ho sempre visto.

Quattro giorni dopo l'esame, due giorni prima della festa della mamma, convinco mio marito a chiamare il centro per chiedere se magari gli esiti non fossero già pronti, visto che avevo il pomeriggio libero. Ho il pensiero di dover tornare a lavoro in caso di esiti negativi, chissà in che stato, e dover dare spiegazioni a qualcuno. Gli esiti sono pronti, e ci dicono che li avrebbero preparati per il pomeriggio. La morsa allo stomaco diventa più forte. Finito il lavoro corro a casa, non riesco a mangiare nulla, inizio a fissare l'orologio sperando che il tempo passi in fretta. Alle 14 e 30 raccatto velocemente le mie cose e corro al centro. Varco tremando la soglia della segreteria, salgo al primo piano dove mio marito mi ha detto di andare. Le impiegate mi dicono di tornare al piano terra, gli esami si ritirano lì. Torno sui miei passi, non ci capisco più nulla, il mio cervello ormai non connette più, vuole solo una risposta a tutti i miei timori. Arrivo alla reception:
- scusi dovrei ritirare gli esami di mio mar...
- come non le hanno dato i fogli per il ritiro? Cognome? - mi interrompe bruscamente la ragazza
- no, non ci hanno dato nessun foglio... il cognome è xxx
- ah, è per lo spermiogramma
Perchè l'impiegata non mi guarda più in faccia e ha quell'aria da funerale? Perchè mi passa i fogli senza guardarmi, senza un accenno di saluto, come fossi solo un insetto da scacciare via? Forse lei sa? Sapeva anche che dovevo ritirare lo spermio, ma io non gliel'ho detto... C'è qualche cosa che non va e lei lo sa, e non vuole che lo capisca perchè non potrebbe sapere, c'è la privacy... mille pensieri mi passano per la testa in una manciata di secondi, ma li rimando a dopo, ora ho altro a cui pensare. Esco di fretta in strada, come in un dejavù mi vedo aprire con furia la busta, scorrere una serie infinita di numeri che non capisco, anche se noto subito che sono al di sotto dei valori di riferimento. Ma non mi dicono nulla, non ci capisco nulla... arrivo velocemente all'ultima pagina e leggo... leggo e non avrei voluto leggere, perchè sta volta non è un mio pensiero, non è un brutto sogno, sono io realmente in strada a leggere quel referto, è tutto vero... Richiudo i fogli, li metto in borsa e chiamo il mio unico appiglio, la roccia della mia vita. Cerco di mascherare il tremore della mia voce, non voglio che stia male, ora sono io a dover sostenere lui.
- Amore...
- Allora? Hai ritirato gli esiti???
- Si amore, ma non sono molto belli sai?
- Come... cosa c'è scritto?
- Ci sono dei termini strani, grave qualche cosa, lieve qualche cosa e oligospermia
- Leggimi bene cosa c'è scritto
Riapro la borsa, sempre restando lì impalata davanti al centro, senza avere la forza di muovere un passo
- Lieve astenospermia e grave teratospermia in paziente con oligospermia
- ... lo sapevo, quando ho fatto gli esami ero agitato. Ho già letto in giro che cambia tanto in base allo stress. Sicuro è quello, lo rifaccio e vedrai che sarà l'opposto
- amore forse è meglio che prima vada dalla ginecologa a sentire cosa dice lei..
- si ma tanto ho deciso, prenotami subito un altro esame che vado a rifarlo
- forse è meglio andare in un altro centro, magari questo non è affidabile. Ma stai tranquillo, poi ci pensiamo con calma
Riaggancio. E' tutto come mi immaginavo, tutto identico, con la sola differenza che non sto piangendo in mezzo alla strada. Il dolore mi ha paralizzato ogni senso, non provo nulla, non riesco quasi a muovermi. Poi cerco di reagire, ho delle commissioni da fare, la vita continua, devo andare. Ho promesso a F. che le avrei comprato i confetti per il suo matrimonio. Mi avvio decisa alla macchina, scaccio ogni pensiero, metto in moto e parto convinta e sicura. Ma dopo pochi metri inizia a rincorrersi continua una frase nella mia testa, ricorrente e dolorosa "Non sarò mai mamma, non sarò mai mamma... non sarò mai mamma, non sarò mai mamma, non sarò mai mamma, non avrò mai un figlio, non sarò mai mamma...". E le lacrime iniziano a fluttuare sul mio volto, prima leggermente poi come una tempesta mi inondano incontrollate. Ma io continuo a guidare, devo andare, devo fare qualche cosa, non posso fermarmi ora, non devo. Allo stop mi sento osservata ma non mi giro a guardare quale guidatore mi stia fissando incuriosito, non reggerei se qualcuno mi chiedesse "c'è qualche cosa che non va?". Io devo FARE, devo scappare via. Fuori dal negozio mi asciugo velocemente le lacrime, scelgo con accuratezza i confetti, mi dirigo alla cassa. La commessa guarda i miei occhi gonfi e mi sorride, devo avere un aspetto orribile, chissà cosa pensa. Penserà che sono una pazza sposa che avrà fatto chissà quale tragedia perchè il vestito alla prova stringeva o perchè i tovaglioli non erano della stessa tonalità del tulle che ha usato per i centro tavola. Glielo lascio credere, la realtà è molto peggiore.
Risalgo in macchina e mi suona il cellulare. Mio marito vuole sapere come sto, come sempre è lui a preoccuparsi per me, sono io la debole della famiglia. Cerco di tranquillizzarlo e di farmi sentire speranzona e tranquilla, mentre dentro di me c'è solo il buio, il nero più oscuro e totale. Corro a fare altre commissioni che avevo in programma, cercando di dimenticare tutto, come fosse solo un brutto sogno. Quando finalmente supero l'ingresso di casa però la realtà mi investe, come una corrente mi trascina, le gambe mi cedono, le ginocchia si piegano e con la faccia sul pavimento freddo urlo, con un grido silenzioso butto fuori tutto quello che ho dentro.

4 commenti:

  1. ti seguo e leggo in silenzio...sono momenti che conosco e che ho vissuto già...

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  2. la tua ansia leggendo me l'hai trasmessa, e anche il tuo dolore e le tue lacrime.... mio marito ha fatto due volte lo spermiogramma a distanza di un anno e sembra che vada bene io sono contenta anche se dopo un anno e mezzo di ricerca a volte ho sperato che il problema ce l'avesse anche lui almeno mi sarei sentinta meno in colpa, altre volte invece penso che è meglio così altrimenti chissà come l'avrebbe presa lui che anche così continua a dire che magari lo spermiogramma è sbagliato... insomma come la giri la giri il dolore c'è sempre perchè il problema è della coppia e non di lei o di lui.

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  3. L'infertilità che il problema sia donna o sia uomo, poco importa, è sempre un problema della coppia. Si vive in due, si soffre in due anche se in maniera diversa. Come tu dici, un bambino è vita e credo che Dio o chi per lui lo ami indipendentemente da come sia arrivato a noi, eterologa, adozione, omologa o cestino davanti all'uscio di casa. Coraggio, coraggio, non fermarti. Andate avanti per la vostra strada tu e il tuo compagno, uniti verso il vostro bimbo.
    Raffaella

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  4. Grazie a tutte! Un medico tempo fa mi ha detto che l'infertilità è sempre di coppia. Magari un uomo con uno spermiogramma non buono, con una donna fertilissima sarebbe riuscito a concepire entro l'anno. La fertilità di una coppia è il prodotto della fertilità di ciascun membro. Io avrei preferito mille volte che fosse solo mio il problema perchè ho il terrore che mio marito si senta in difetto per questo suo problema e stesse male per questo. Mentre io ho sempre saputo di essere "difettosa", quindi ho avuto una vita per abituarmi all'idea. Purtroppo non è andata così ma ora bisogna andare avanti e combattere.

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