giovedì 27 febbraio 2014

L'incomprensione regna sovrana

Io sono una persona molto sensibile, che tende sempre ad immedesimarsi nelle situazioni altrui ed a soffrirci, come se le vivessi personalmente. E' un lato del carattere che ho ereditato da mia madre. E' un lato del mio carattere che sono spesso arrivata ad odiare, perchè mi rende una spugna pronta ad assorbire il dolore altrui, come se il mio non fosse già sufficiente. Mi rende fragile ed emotiva, più di quanto non sia già. Come se il mio petto fosse lì, aperto, con il cuore ben in vista, e tutti possano venire e lasciarci dentro un segno di loro, anche se io non volessi. Non conta quanto una persona sia stronza o lontana dal mio essere, non riesco a non soffrire per e con lei. Questa sono io.
L'esperienza che stiamo vivendo però mi sta cambiando. Ha reso il mio cuore più duro e più difficile da tracciare. Un po' come le mani delle sarte, che dopo essersi bucate e aver sanguinato centinaia di volte, diventano dure e callose e più resistenti. Davanti a certe situazioni ho imparato a dire: c'è di peggio. Perchè quel peggio l'ho vissuto e lo sto vivendo. E non riesco a non chiedermi perchè le persone che sanno questo peggio non lo vedono come io vedevo il loro. Ormai anche su questo mi sono fatta il mio bel callo e passo oltre.
Ma c'è una cosa che non riesco proprio a farmi andare giù, che resta lì nella gola come un grosso rospo che graffia e soffoca. E' l'incomprensione che arriva da mia madre, la stessa donna che mi ha trasmesso il carattere, che è tanto identica a me. Con lei ho smesso di parlare della nostra esperienza, della nostra sofferenza. Ho smesso di parlare quando mi sono resa conto di come lei restasse spiazzata, come se le parlassi in un'altra lingua. E di come cercasse di sminuire la nostra situazione, relegandola ad un semplice ed indifferente ostacolo. Cosa ti lamenti, guarda lei che non ha il lavoro. Cosa ti lamenti, guarda lei che non ha i soldi. Cosa ti lamenti, guarda lei che i problemi di salute ce li ha seriamente. Lei si che è da compiangere, lei si che ha dei veri problemi. A voi nessuno vi obbliga. Poco importa se mio marito sia rimasto senza lavoro per un periodo ed ora faccia parte della categoria dei precari, oggi si sa domani no. Poco importa se negli ultimi anni abbiamo speso migliaia di euro tra ospedali e visite. Il nostro percorso non merita considerazione. E allo stesso tempo spesso arrivato le sue sprangate in bocca, che mi lasciano lì impalata senza riuscire a dire nulla. "Hai sentito che tizia è incinta del terzo, che pazza. E caia è incinta del secondo. Sempronia invece ha appena partorito, ma povera il bambino ha un brutto angioma, che disperazione, è distrutta. Invece sai che ho conosciuto una ragazze che ha l'endometriosi, è in depressione, non so come aiutarla... ". L'unica cosa che riesco a fare in quei momenti è chiedermi perchè, chi ha costruito questo muro divisorio tanto spesso. Forse è il mio sorriso, il mio modo di fare sempre spensierato, e costruito, che non lascia trapassare nulla. Forse è perchè non piango più. Forse è perchè non mi lamento, e non ne parlo. O forse è lei che non vuole vedere, non vuole accettare. Ed io ogni volta mando giù il rospo, e con fatica cambio discorso, come se non fosse mai esistito, e con voce sorridente parlo del tempo e dei progetti per il weekend. Mentre dentro sanguino

3 commenti:

  1. Tesoro, ti posso capire su questa cosa. I primi periodi della Ricerca ho sofferto perchè mia madre non capiva, non riuscivo a parlare con lei della Ricerca, e ogni volta che toccavo l'argomento mi faceva stare male. Poi ci ho lavorato sopra, anche con la psico...lei mi ha fatto riflettere su come per una madre a volte possa essere troppo difficile fronteggiare una sofferenza della figlia, verso la quale non può fare niente per aiutarla. E così preferisce sminuirla, per rassicurarsi che in fondo non sia una cosa così grave...E poi, ho riflettuto anche sul fatto che quesat esperienza lei non potrà mai capirla, perchè non l'ha vissuta. Io sono arrivata per sbaglio, non cercata. Quindi come può lei capire? Ho capito che l'esperienza dell'infertilità mi ha fatto diventare adulta, perchè non posso condividerla con lei, la tengo per me e accetto il suo non capire.....

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  2. Mia mamma quando le dissi un anno fa che avrei fatto una fecondazione, mi guardò come se fossi un marziano e mi disse: di cosa vai in cerca...i figli portano solo guai non lo sai? Ho pensato a quali guai le avessi portato..ho pianto per il suo disinteresse. Oggi so che è troppo grande per una mamma un dolore così di una figlia e pensa di proteggermi dicendomi che non vale la pena esser madre. Così fa la tua, non credo non le interessi, credo che non voglia caricarti di aspettative. Quando sarà poi...sarà felice vedrai!

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  3. Beh se ti può consolare mia mamma me l'ha tirata. E' dal primo ciclo inatteso che mi scassa le balle con la storia dell'infertilità. Penso spesso di non raccontarle più nulla ma poi come una polla ci ricasco. Mi dispiace cara. I rapporti con i genitori sono così difficili certe volte...

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